lunedì, giugno 19, 2006

Meno male che c'è lei....

"Può anche far paura, amplificare le nostre fobie, ma il sogno conduce per mano ciascuno di noi verso la sua oasi ideale. Ho sempre pensato che se fossi riuscita a leggere attraverso le righe, avrei avuto la rivelazione del mio mondo interiore. "

"La velocità di oggi non mi corrisponde affatto, anzi mi deprime. Ho bisogno dei ritmi sani di Catania, dove siamo capaci di stare cinque ore al ristorante, dove gli psichiatri devono espatriare perché per loro non c'è lavoro. Siamo un popolo sereno. Mio padre a settant'anni pianta un ulivo e di lì tira fuori tutta una filosofia sul fatto che probabilmente non ne vedrà i frutti, ma va bene lo stesso. Non viviamo giornate mordi-e-fuggi, la lentezza è il rituale che ci consente di godere di ogni gesto. Non ci capiterà mai di dimenticarci cosa abbiamo fatto ieri. In questo senso, sento Roma molto vicina a questo modo di concepire la vita. Anche il senso dell'umorismo dei romani somiglia a quello dei catanesi. Roma, dove abito spesso, è la giusta via di mezzo: ha la rilassatezza del Sud e la capacità imprenditoriale del Nord. È proprio una grande capitale, alla quale negli ultimi anni molti riconoscono una grande importanza anche nella valorizzazione della propria cultura. E poi c'è il Tevere..."

"Siamo tutti vittime dell'aspettativa dell'ambiente che ci circonda, sono temi pirandelliani, verghiani. Ho sempre cercato di descrivere la provincia che ha i connotati siciliani che conosco bene, ma che si estende poi a una provincia mentale che è quella che ha ucciso la principessa Diana. Quel bisogno di nutrirsi della vita altrui, l'invadenza di quegli occhi famelici che danno l'assalto a questo banchetto dell'esistenza degli altri per inquinarlo e distruggerlo con la volgarità e la malvagità. C'è una tale anestesia delle coscienze oggi, in Italia. C'è più interesse per come si depila la Lecciso che per la nostra politica estera. Stiamo delegando sempre di più altri ad agire per nostro conto, ma abbiamo perso ogni capacità critica, non siamo più neanche in grado di capire se davvero i nostri rappresentanti agiscano in nome della democrazia o si nascondano dietro quella parola vuota. Ma secoli d'arte, una lingua sofisticata come la nostra, la cultura e la tradizione che gli italiani hanno nel proprio Dna non si possono cancellare con un colpo di spugna."